Mercoledì, 17 Maggio 2023 07:59

1. L’Eucaristia Memoriale della Pasqua del Signore

Antoine Ndong, sss. 
Roma, Italia, 8/8/2022. 

Testo originale in francese.

Introduzione

La Pasqua è una delle feste più significative e popolari dell’anno ebraico. Infatti, la sera del quattordicesimo giorno del mese di Nissan, quando la luna era piena, gli israeliti immolavano l’agnello pasquale e ne applicavano il sangue sull’architrave e sugli stipiti della casa dove l’agnello doveva essere mangiato, come testimoniato nel capitolo 12 del libro dell’Esodo. Il nostro approccio è quello di partire dalla celebrazione della Pasqua ebraica per arrivare alla Pasqua cristiana. E così mostreremo il legame tra la Pasqua ebraica e la Pasqua cristiana, l’evento unico della salvezza dell’umanità.

 

1. Il Memoriale ebraico

Per il popolo ebraico, il memoriale è una garanzia sacra data da Dio al suo popolo. Il popolo è chiamato a conservarlo come il suo tesoro spirituale per eccellenza. A tal fine, questo memoriale implica una continuità, una misteriosa permanenza delle grandi azioni divine commemorate dalle feste.[1] In effetti, in quanto attualizzazione nel presente di un evento attraverso un segno particolare, il memoriale ha tre caratteristiche principali secondo Servigny. Si tratta in particolare:

  • È un segno nel presente che attualizza un evento passato.
  • È il pegno della fedeltà di Dio alle sue promesse.
  • Ci porta verso un futuro più grande.[2]

Per questo motivo, la celebrazione di questo memoriale pasquale deve essere ripetuta ogni anno. E a questo scopo è stato detto:

Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione e generazione lo celebrerete come un rito perenne… Osservate la festa degli Azzimi, perché proprio in questo giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dalla terra d’Egitto; osserverete tale giorno di generazione in generazione come rito perenne (cfr. Es 12, 14. 17).

Pertanto, gli israeliti hanno il dovere di conservare la memoria di questo giorno e di celebrarlo di generazione in generazione. Tuttavia, poiché questa Pasqua è un’istituzione, il Signore disse a Mosè e ad Aronne: Questo è il rito della Pasqua: nessuno straniero ne deve mangiare. Solo se è stato comprato con denaro e se è circonciso (cfr. Es 12, 43. 44). Il memoriale permette a chi lo celebra di essere parte dell’evento che viene commemorato.

Inoltre, come dice Louis Bouyer, è la base di una supplica fiduciosa affinché l’inesauribile virtù della Parola che ha donato le meraviglie di Dio nel passato le rinnovi e le accompagni nel presente. Per questo motivo nel memoriale il popolo ripeterà sempre queste parole: “Ricordati di noi Signore”.[3]

A questo scopo, il Signore stesso lo ha raccomandato, dicendo: «In quel giorno tu spiegherai a tuo figlio “E’ a causa di quanto ha fatto il Signore per me, quando sono uscito dall’Egitto”» (Es 13, 8). Così, oltre all’obbligo di ricordare l’uscita dall’Egitto, c’è anche l’obbligo di raccontare le meraviglie compiute dal Signore la sera del seder (pasto pasquale). La liberazione dall’Egitto, l’ingresso e l’insediamento nella terra promessa sono le tappe dello stesso processo.

La celebrazione annuale di questa Pasqua è il mezzo con cui ogni ebreo prende coscienza del suo attuale inserimento nella vita e nella missione del popolo liberato. Egli anticipa così, in una preghiera di speranza, il compimento finale e perfetto di questa liberazione.[4] Pertanto, ogni israelita deve considerarsi uscito dall’Egitto e liberato dalla schiavitù. Deve ricordare che è libero dalla schiavitù. Deve servire continuamente l’opera redentrice e fondamentale di Dio.[5] Per questo il salmista dirà: “Ripenso ai giorni passati, ricordo gli anni lontani. Un canto nella notte mi ritorna nel cuore: medito e il mio spirito si va interrogando” (cfr. Sal 77, 6-7). E Max Thurian lo sottolinea quando dice che “il memoriale diventa così una forma più alta di sacrificio, un sacrificio pienamente integrato con la Parola e il ringraziamento che essa suscita in risposta”.[6]

Infatti, attraverso il memoriale ogni ebreo è consapevole del suo attuale inserimento nella vita e nella missione del popolo e anticipa con una preghiera di speranza la conclusione di tale missione. Con la celebrazione del memoriale, il popolo ebraico tiene in mano le due estremità della catena della sua storia:

  • Partecipa con gratitudine agli eventi con cui Dio ha dato vita al popolo e alla sua missione, portandolo dalla schiavitù alla libertà.
  • Egli celebra con speranza la felice conclusione di questa missione, di cui ha accelerato la realizzazione con il suo impegno personale.[7]

Il memoriale ebraico comprende non solo la liberazione del popolo in Egitto, ma anche tutti gli eventi ad essa collegati, che sono riportati nel Pentateuco come:

  • L’azione liberatrice di Dio a favore del suo popolo.
  • Il dono della Torah al Sinai.
  • Il dono della terra promessa che è come un nuovo paradiso.[8]

È il mezzo con cui gli ebrei partecipano con gratitudine agli eventi con cui Dio ha dato vita al popolo e alla sua missione facendolo passare dalla schiavitù alla libertà. Così Yahweh dirà: «Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall’Egitto con la mano potente. Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. Ci fece uscire di là per condurci nella terra che aveva giurato ai nostri padri di darci.”» (Dt 6, 20-23) Perciò il popolo vede nel memoriale le meraviglie di Dio nella creazione e riconosce in esso il segno efficace della perpetua attualità delle sue meraviglie e soprattutto del loro compimento escatologico.

Agli occhi della gente, il memoriale ha un grande significato storico, religioso, sociale, familiare e agricolo.

Non si tratta solo di un evento rituale essenziale di alcuni sacrifici, ma di ciò che dà il significato ultimo a ogni sacrificio. È un’istituzione, stabilita da Dio, data e imposta da Lui, al suo popolo, per perpetuare per sempre i suoi interventi salvifici. Il memoriale non solo assicura soggettivamente i fedeli della loro efficacia permanente, ma prima di tutto gli assicurerà questa efficacia come garanzia che essi possono e devono rappresentargli, pegno della sua stessa fedeltà.

In sintesi, possiamo dire che un’attenta lettura della Sacra Scrittura ci permette di scoprire il posto importante che occupa il memoriale pasquale nell’Antico Testamento.

Infatti, nel corso della storia della salvezza, Dio si ricorda della sua alleanza e delle sue promesse. E da parte sua, il popolo eletto è sempre chiamato a ricordare le buone opere e le meraviglie di Dio. La Pasqua ebraica è il memoriale della liberazione con la quale Dio ha strappato il suo popolo dalla schiavitù del faraone. Il pasto pasquale è il memoriale della realtà permanente per Israele delle grandi opere di Dio.[9]

Tramite Mosè, Dio aveva ordinato agli israeliti di commemorare ogni anno la loro liberazione dall’Egitto con una cerimonia speciale, mangiando solo pane azzimo per sette giorni (Es 12,15). Il sacrificio dell’agnello era un memoriale della fede del popolo e il suo sangue ricordava l’angelo sterminatore che aveva risparmiato gli israeliti dall’ira di Dio. Il sacrificio dell’agnello pasquale si riferisce ai primogeniti e, attraverso di loro, a tutto il popolo e all’intera creazione.[10] Il memoriale, infatti, nell’Antico Testamento, lungi dall’essere un semplice ricordo di eventi passati, è un’attualizzazione delle meraviglie di Dio operate nel passato e che troveranno il loro pieno compimento soprattutto nel mistero pasquale di Cristo.

 

2. Il memoriale cristiano

Il testo paolino è il più antico documento sulla celebrazione eucaristica. Ci dice che «il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi Fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”» (cfr. 1 Cor 11, 23-25).

La Chiesa, fedele al suo Signore, è chiamata a ripetere tutti i gesti e le parole che Gesù ha compiuto e pronunciato nell’Ultima Cena. È consapevole, celebrando l’Eucaristia, che Cristo è sempre presente, sempre vivo nel suo corpo. Rinnova costantemente il sacrificio della croce. Celebrando l’Eucaristia, la Chiesa è consapevole che Cristo è sempre presente e sempre vivo in mezzo a lei. Attraverso la celebrazione dell’Eucaristia, rinnova costantemente il mistero della passione, morte e risurrezione del suo Signore e attende il suo ritorno glorioso.

La celebrazione dell’Eucaristia non è un semplice ricordo del passato, ma un’attualizzazione della passione morte e risurrezione di Cristo ad opera dello Spirito Santo. Nel celebrare l’Eucaristia, ogni credente deve essere convinto che oggi Cristo è morto e risorto per lui e per la salvezza di tutta l’umanità.

L’Eucaristia è una memoria della Passione del Signore, che si attualizza attraverso la preghiera e la celebrazione liturgica nella vita dei cristiani e la proietta verso il ritorno glorioso del Signore. La liturgia eucaristica è quindi la memoria dei misteri della salvezza compiuti da Cristo come ci vengono presentati nei Vangeli. Questa memoria non è un semplice ricordo del passato, ma un’attualizzazione per opera dello Spirito Santo che agisce attraverso la fede e la carità. (fondamento)

Questa attualizzazione pone nel credente il seme di una nuova vita e lo alimenta affinché si sviluppi nel cuore e nell’azione fraterna. Come memoriale, l’Eucaristia è proiettata in qualche modo dalla fede verso il ritorno di Cristo in un atteggiamento di vigilanza nella preghiera e nell’azione, una vigilanza che conserva il peso dell’attualizzazione attraverso la consapevolezza che il Signore è già presente a noi con il suo Spirito, con la sua grazia, attraverso la sua Parola e i suoi sacramenti.[11]

La celebrazione del mistero pasquale permette alla Chiesa di attualizzare il mistero della morte di Cristo e di entrare attivamente nella Nuova Alleanza. La Chiesa manifesta così il senso del destino umano riconciliato con Dio e lo rende presente nella comunità concreta che celebra il mistero.[12]

Il memoriale cristiano, realizzato attraverso l’anamnesi del Corpo spezzato e del Sangue versato, compiuta sul pane e sul calice, è una realtà oggettiva che ci rende presente la grazia redentrice e, sulla base di essa, ci presenta Dio affinché possiamo essere certi della sua bontà per essere a lui graditi. È l’incontro con Dio, il Maestro della storia, che è intervenuto come soggetto attivo nello svolgimento della nostra storia.

“Il memoriale è un pegno simbolico, dato dalla Parola divina che compie nella storia le meraviglie di Dio, un pegno della loro continua presenza, sempre attiva in noi e per noi che la cogliamo tramite la fede. Nell’Antica Alleanza, la Pasqua rimaneva presente in ciascuna delle sue rinnovate celebrazioni liturgiche, perché la discesa e l’intervento divino, che si impossessava del popolo per salvarlo dall’ignoranza e dalla morte, si perpetuavano lì, in vista del completamento di questo popolo.”[13]

Grazie al memoriale, la Pasqua di Cristo si realizza e si perpetua nella storia fino al suo ritorno glorioso. Permette di collocare la Pasqua cristiana nel prolungamento della Pasqua ebraica. Così come la Pasqua ebraica era il memoriale della Pasqua storica dell’esodo, la Pasqua cristiana è il memoriale della Pasqua di Gesù, cioè del suo passaggio da questo mondo al Padre.[14]

La Pasqua dell’Antica Alleanza ha trovato il proprio compimento nella Pasqua di Cristo: il pane e il calice, oggetti dell’Eucaristia, sono il memoriale di Cristo.[15] Il mistero della vita, morte e risurrezione di Gesù è la forma del memoriale che annuncia l’evento cristiano originario. Gesù ha fatto del pasto eucaristico il memoriale del mistero della croce. Rendendo grazie con lui, per mezzo di lui, per il suo corpo spezzato e il suo sangue versato, che ci sono stati dati come sostanza del regno, presentiamo a Dio questo mistero ora compiuto nel nostro Capo, affinché abbia il suo compimento finale in tutto il suo Corpo.[16]

Il memoriale cristiano è contemporaneamente profetico e cultuale, in quanto ci proietta nell’escatologia e ci collega al passato, cioè all’evento del passato, la morte e la risurrezione di Cristo: “Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Cor 11, 26). Permette alla Chiesa di proclamare in modo efficace ed efficiente l’opera di redenzione compiuta da Cristo.

L’elemento fondante dell’Eucaristia cristiana si trova nell’Ultima Cena: quel giorno il Signore Gesù prese il pane, lo benedisse e disse ai suoi discepoli di prenderlo e mangiarlo, perché è il suo Corpo; poi, alla fine del pasto, prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo che lo prendessero e lo bevessero, perché è il calice dell’Alleanza nel suo sangue, e poi comandò loro di fare questo in memoria di lui. Attraverso questa azione, Gesù ci ha dato un modello per fare lo stesso, ed è questo il significato dell’Eucaristia: obbedire al comando di Cristo, fare ciò che lui ha fatto.[17]

Infine, possiamo dire che il memoriale cristiano è un’obbedienza di fede al comando di Gesù: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19).

Si compone di tre elementi principali:

  • Il segno eucaristico dato nell’Ultima Cena, la modalità sacramentale del sacrificio.
  • La realtà dell’Alleanza nel suo sangue, dove Cristo è presente nell’atto della croce.
  • Il dono della sua grazia fino alla sua venuta.[18]

Celebrando l’Eucaristia come memoriale della passione, morte e risurrezione di Cristo, riveliamo l’onnipotenza dell’amore di Dio che, lungi dall’essere un potere di oppressione e di dominio, è un potere d’amore che non si lascia vincere da nessun parossismo del male. Nella celebrazione del memoriale eucaristico Dio, ricordando la sua Alleanza, chiede all’uomo di fare altrettanto. L’Eucaristia è il memoriale della Pasqua del Signore, che si attualizza attraverso la preghiera e la celebrazione liturgica nella vita dei cristiani e li proietta verso il ritorno glorioso del loro Signore.

La liturgia eucaristica è il memoriale dei misteri della salvezza compiuti da Cristo e presentati nei Vangeli. L’Eucaristia, come memoriale della Pasqua del Signore, è profetica e cultuale perché ci proietta nel futuro e ci collega al passato, cioè alla passione-morte e risurrezione di Cristo. “Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Cor 11, 26). Attraverso il memoriale eucaristico la Chiesa proclama efficacemente l’opera di salvezza compiuta da Cristo.

La celebrazione eucaristica è un’obbedienza di fede al comando del Divino Maestro: “Fate questo in memoria di me”.

La Pasqua dell’Antica Alleanza era il memoriale del passaggio dalla schiavitù alla libertà, mentre quella della Nuova Alleanza è il memoriale del passaggio del Signore da questo mondo a suo Padre, della vittoria della vita sulla morte.

Il memoriale della Pasqua ebraica faceva rivivere ai commensali l’esperienza della liberazione dall’Egitto e annunciava la liberazione finale e definitiva nel Regno. Gesù iscrive questa celebrazione pasquale in rapporto al mistero della sua passione, morte e risurrezione.

Con la celebrazione della Pasqua dell’Antica Alleanza il popolo eletto attendeva la sua liberazione definitiva, mentre con quella della Nuova Alleanza la Chiesa è chiamata a rivivere il mistero pasquale in attesa del ritorno glorioso del suo Signore.

Il memoriale eucaristico è una risposta di amore, di ringraziamento e di obbedienza di fede. E da questa obbedienza di fede scaturisce la piena realizzazione dell’offerta eucaristica di Gesù, che è per tutti coloro che fanno la comunione una fonte di donazione al Padre e agli altri fino al dono totale e definitivo di sé.

 

[1] Cf. Bouyer L., Eucharistie. Théologie et spiritualité de la prière eucharistique, Ed. Desclée Paris 1963 p. 88.

[2] De Servigny G., La théologie de l’Eucharistie dans le concile Vatican II, Ed. Téqui, Paris 2000 p. 67.

[3] Cf. Bouyer L., Eucharistie. Théologie et spiritualité de la prière eucharistique, Ed. Desclée Paris 1963 p. 88.

[4] Cf. Michel-Jean Ch., La Pâque du Christ et la nôtre: l’Eucharistie, Ed. Cerf, Paris 1981, p. 26.

[5] Cf. Messner R., « La liturgie de la Parole pendant la messe: L’anamnèse du Christ mise en scène » dans La Maison-Dieu 1 (2005) 93-109, p. 95.

[6] Thurian M., L’eucharistie, mémorial du Seigneur, sacrifice d’action de grâce et d’intercession, Deschaux, Neuchatel 1959, cité par Bouyer L., Eucharistie. Théologie et spiritualité de la prière eucharistique, Ed. Desclée, Paris 1963, p. 88.

[7] Michel-Jean Ch., La Pâque du Christ et la nôtre: l’Eucharistie, Ed. Cerf, Paris 1981, p. 27.

[8] Messner R., « La liturgie de la Parole pendant la messe: L’anamnèse du Christ mise en scène » dans La Maison-Dieu 1 (2005) 93-109, p. 97.

[9] Bouyer l., Eucharistie. Théologie et spiritualité de la prière eucharistique, Ed. Desclée, Paris 1963, p. 449.

[10] Ratzinger J., L’esprit de la liturgie, Ad Solem, Ed. Genève 2001 p. 33.

[11] Servais Th. P., La prière chrétienne, Ed. Universitaire, Fribourg, 1989, p. 84.

[12] Tihon P., « Théologie de la prière eucharistique » dans Assemblée du Seigneur. Deuxième série n°1 (1968) 33-93 p.93.

[13] Bouyer L., Eucharistie. Théologie et spiritualité de la prière eucharistie, Ed. Desclée, Paris 1963, p. 452.

[14] Cantalamessa R., Le mystère pascal, Ed. Salvator, Paris 2000, p. 79.

[15] Bouyer L., Eucharistie. Théologie et spiritualité de la prière eucharistique, Ed. Desclée, Paris 1963, p. 450.

[16] Ibidem, p. 449.

[17] Mazza E., L’action eucharistique, Ed. Cerf, Paris 2005, p. 13.

[18] De Servigny G., La théologie de l’Eucharistie dans le concile Vatican II, Ed. Téqui, Paris 2000, p. 70.

Ultima modifica il Lunedì, 29 Maggio 2023 08:20