Lunedì, 27 Dicembre 2021 09:38

STORIA: Fondazione della Congregazione a L’Avana-Cuba

“L'Avana manca di Storia (...) i più vecchi inventano un'altra storia, bugiarda, come dovrebbe essere (...) fra La-Avana-che-non-esiste e La-Avana-paradiso-perduto.”

Abilio Estévez

 

La rivoluzione in corso – La sera ci recavamo volentieri, dopo cena, sulla terrazza della cappella per rinfrescarci un po' e commentare gli avvenimenti della rivoluzione. Questi cominciarono ad acquisire un interesse e una preoccupazione particolari a causa dell'evidente svolta comunista presa dalla rivoluzione, in particolare dopo il fallito tentativo di invadere la Baia dei Porci. Il Padre Martín Gorostidi era incaricato di animare gli incontri con le notizie, che non sfuggivano alla sua ispirazione per Jesús de Miramar, che condivideva con i Padri Cappuccini. Ben presto padre Manuel Oyarbide lasciò L'Avana e si recò a Madrid, Sainz de Baranda (1961).

I miliziani in casa - Questo evento si è verificato quando un giorno, a mezzanotte, un gruppo di miliziani ha bussato con forza alla porta di casa. Mi sono svegliato e, non senza paura, sono andato loro incontro. Non fui al riparo da una perquisizione discreta e sono stato interrogato sul personale che era in casa quella sera. Il tutto con grande serenità. Risposi loro che in quel momento c'erano altri due religiosi che dormivano. Ordinarono loro di lasciare le loro stanze e ci rinchiusero tutti e tre in una stanza, minacciando di spararci se avessimo cercato di andarcene. Eravamo tutti e tre: padre Gorostidi, fra Vicente Urquía e il sottoscritto padre Gregorio. Quel giorno, padre Segundo Urquía e padre Ignacio María Eguibar erano stati trattenuti nelle loro rispettive cappellanie. Per questo motivo, non erano a casa quella sera.

Mentre i tre religiosi erano tenuti in una stanza, i miliziani perquisirono la casa a loro piacimento ed entrarono liberamente nella cappella. Aprirono anche la porta del tabernacolo, pensando di trovare qualcosa che avrebbe potuto comprometterci. Armi, per esempio. Non avendo trovato nulla che potesse comprometterci, ci lasciarono andare all'interno della casa e della chiesa, anche se sotto la loro sorveglianza. Naturalmente, il trattamento che ci hanno riservato era basato sulla fiducia e sul rispetto. Ci hanno permesso di aprire la Chiesa affinché i fedeli potessero partecipare all'Eucaristia e ci hanno permesso di utilizzare la cucina e la tavola in tutta libertà. In altre parole, i miliziani non sono stati un ostacolo alla nostra normale vita comunitaria. Pochi giorni dopo, i due padri assenti ritornarono in comunità: padre Segundo Urquía e padre Ignacio María Eguibar. Gli stessi che decisero di lasciare Cuba.

Continua…

 Padre Gregorio Urquiola, sss
Bogotá, Colombia, NOTIBIP 74 - Ottobre 2021

Ultima modifica il Lunedì, 27 Dicembre 2021 09:49