Stampa questa pagina
Venerdì, 20 Novembre 2020 10:21

Un missionario in Senegal

Siamo in un periodo critico di pandemia, ciononostante sono riuscito a venire in vacanza per riposarmi un po’. I contatti personali sono ridotti, ma con il computer si può scrivere. Sono in Africa, precisamente in Senegal, dal 1981, e qui la Chiesa cresce in mezzo ad una popolazione musulmana al 90%. Grazie a Dio viviamo in pace e cerchiamo di essere lievito nella massa. La nostra Congregazione del Santissimo Sacramento apre quest’anno due nuove comunità: una in Guinea Bissau e l’altra a Gandiaye, nella diocesi di Kaolack, dove recentemente è stato nominato vescovo uno dei nostri confratelli: Padre Martin Tine.

In Africa il numero dei cristiani aumenta e ci sono anche parecchie vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Quando sono arrivato in Senegal avevamo un solo religioso sacramentino, ora siamo una trentina e siamo rimasti solo in due religiosi italiani. Rendiamo grazie a Dio che fa sentire la sua voce in tutti i continenti, affinché possiamo camminare alla luce della sua Parola e fortificati dal Pane della Vita.

A partire da quest’anno, poiché in Italia il numero dei nostri religiosi diminuisce, i nostri religiosi dell’Africa animeranno anche la nostra parrocchia dei SS. Martiri Canadesi a Roma. Noi siamo partiti per andare in Africa, ora gli africani vengono in nostro aiuto. Speriamo che questo scambio di doni sia fruttuoso.

Aprire nuove parrocchie tra gente povera, ci fa constatare che Dio opera meraviglie tra questa gente. Vi racconto un fatto. Nella nostra missione di Marsassoum venivano molti ragazzi dai vari villaggi per fare le scuole medie. Due di loro ci dicono di andare nel loro villaggio di Kikiako, che dista circa 30 Km, perché i loro parenti potrebbero diventare cristiani. Ci decidiamo ad andare con la macchina, noi due preti con i due ragazzi. La pista è quasi impraticabile. Arrivati, cerchiamo di presentarci: i ragazzi traducono nella loro lingua, ma nessuno capisce chi siamo. Nei villaggi passano protestanti, persone appartenenti a delle sette, a delle ONG… ma noi chi siamo? Esaurite tutte le nostre spiegazioni, io e il mio confratello senegalese Padre Yves, ci sediamo pensosi. Mi viene un’ispirazione, mi alzo e dico: Noi siamo la Chiesa di Giovanni Paolo II. Subito tutti si alzano e pieni di entusiasmo dicono: È questa la Chiesa che vogliamo; è questa la vera Chiesa. Qualche anno prima Giovanni Paolo II aveva visitato il Senegal e tutti, attraverso le radio locali, ne erano al corrente. Allora diciamo loro che presto avremmo iniziato il catecumenato di tre anni per divenire cristiani. Adesso cominciamo con il segno della croce: tutti lo fanno con molto rispetto, anche se non ne conoscono ancora il significato. Vedete come quella gente ha bisogno di conoscere Dio, che è un Padre pieno di misericordia verso tutti. Per quelle piste dopo tre anni il telaio della macchina si è spezzato in due e c’è bisogno di mezzi di locomozione: bici, moto e macchine per continuare.

Alcuni di noi percorrono lunghe distanze per annunciare il lieto annuncio ai poveri, altri, soprattutto nella città di Dakar, si dedicano al ministero della preghiera, dell’ascolto, disponibili per il sacramento della Confessione. Le nostre chiese sono sempre aperte e sono un luogo per incontrare il Signore nell’adorazione del Santissimo Sacramento e ricevere consolazione e pace. Ci sono molti giovani universitari di vari paesi dell’Africa francofona: vengono spesso in chiesa, per incontrarsi e pregare. Uno di loro, finiti gli studi, prima di rientrare nel suo paese, il Gabon, è venuto a salutarci e mi ha detto: Mi dispiace tanto di lasciare questa Chiesa, perché nella mia vita non incontrerò più una Chiesa come questa, sempre aperta, con dei preti sempre disponibili ad accogliere. Tornava nel suo paese, a casa sua, ma non dimenticherà mai l’esperienza che ha fatto del Signore durante i suoi studi a Dakar.

Invito tutti voi a collaborare a questa opera di evangelizzazione, affinché i giovani, così numerosi in Africa, si preparino a vivere e a promuovere una vita più dignitosa nel loro paese. In questo mondo, scosso da tante ingiustizie e egoismi, preghiamo affinché regni l’amore e la gioia che il Signore risorto vuole donare a tutti i popoli.

A nome dei miei confratelli ringrazio tutti voi che ci sostenete in quest’opera di evangelizzazione e di formazione di religiosi. Come sapete, mandare i giovani a scuola per parecchi anni, affinché possano avere una buona formazione, costa.

Per iscrivere un giovane seminarista alla scuola di filosofia e teologia per 1 anno ci vogliono 950 euro. Questa scuola, dove insegno anch’io, si chiama Centro sant’Agostino. Abbiamo in media 7-8 studenti per i 3 anni di filosofia. Per il vitto e l’alloggio dei nostri aspiranti ci pensano le due nostre parrocchie di Dakar.

13 ottobre 2020

Padre Alessandro Bianchin, sss
Superiore, Dakar-St Joseph de Medina

Ultima modifica il Venerdì, 20 Novembre 2020 11:09