Martedì, 14 Agosto 2018 17:18

Sessione sul voto della personalità

di Valerie Gioanni

 

La Mure 25/06 - 4/07 2018. Avevamo stabilito di fare questo ritiro a La Mure su proposta di P. Manuel Barbiero per approfondire la nostra comprensione del “dono di sé” tanto caro al p. Eymard. S’è detto “ritiro”, perché dieci giorni non erano solo un tempo di formazione, né una semplice sessione sul “dono di sé”, ma un tempo privilegiato per restare “ai piedi del Signore e ascoltare la sua parola” (Lc 10, 39).

Un tempo privilegiato in cui abbiamo lasciato che lo Spirito Santo ci conducesse, ma anche un luogo privilegiato, poiché abbiamo vissuto questi dieci giorni nella casa del p. Eymard. Con emozione abbiamo celebrato l’eucaristia e pregato nella stanza in cui il santo ha passato i suoi ultimi giorni, affidandoci anche noi alla Madre di Dio.

Con il p. Manuel Barbiero c’erano il p. Claude Taffet del Canada, i padri Gabriele Di Nicolò e Guglielmo Rota dell’Italia, i padri Richard Mouanda e Carlos Dos Santos del Congo Brazzaville, il padre Mateus Almeida del Mozambico che (con nostra gioia) è arrivato a La Mure da solo due mesi, Edith Grimaud (laica aggregata) con il marito Jean-Claude di Grenoble, e Valerie Gioanni di Lione. 

Insieme, abbiamo riletto il Gran Ritiro di Roma per cercare di comprendere tutte le intuizioni, le preoccupazioni e soprattutto il cammino del p. Eymard che l’hanno condotto a fare il dono della personalità il 21 marzo 1865.

Fin dal primo giorno di ritiro, la preoccupazione principale del p. Eymard è anche la nostra: “Signore, che vuoi che io faccia?” (NR 44,4) con essa, ciascuno ha potuto sentire tutte le rinunce interiori che comportava. Perché per ascoltare la volontà di Dio ed accoglierlo nel proprio cuore, comprendiamo che prima bisogna “rinunciare alla propria volontà”, rinunciare all’amor proprio, rinunciare alle nostre certezze, alle nostre sicurezze interiori, tagliare gli ormeggi per prendere il largo, liberarsi di tutto quanto impedisce allo Spirito Santo di entrare nel cuore e nella sclerosi nelle nostre abitudini.

Come Pier Giuliano Eymard, abbiamo provato tutta la difficoltà, la profonda sofferenza di questa via di rinunce. Eravamo i figli di Abramo cui il Signore ha detto: “Esci dalla tua terra e va’…” E tuttavia, ce lo dice il santo, che solo spogliandosi del vecchio uomo troveremo pace e libertà (NR 44,14).

Quindi, la seconda questione che P. Eymard si pone diventa la nostra: “come si può arrivarci?”… come arrivare a tanta rinuncia? La sua risposta balza con evidenza: “PER AMORE!” (NR 44,62).

Seguendo le orme del Santo, siamo andati sulla rupe di Saint-Romans dove il p. Eymard ha scoperto la tenerezza di Dio. Ci siamo dati un momento di silenzio per contemplare le meraviglie operate da Dio nella nostra vita e ricordare i gesti d’amore di cui ci ha colmato. Perché Dio ci ama per primo (1Gv 4,19). Contemplare il suo amore infinito suscita in noi gratitudine, ringraziamento, fiducia e desiderio di rispondere a questo amore. Il nostro amore è risposta (un misero balbettare) all’amore di Dio.

Perciò, quello che nel primo giorno chiamiamo “rinuncia” o “spogliamento” diventa offerta amorosa, dono di tutta la persona. Perché il proprio dell’amore è donare, donare tutto, fino a dare se stessi, fin a dare il proprio io interiore, fino a rinunciar alla propria volontà…

Così, spogliato di sé, il cuore potrà accogliere pienamente il Cristo e vivere in comunione con lui. Questo meravigliosa comunione di amore tra la nostra umanità e la sua divinità (alcuni di noi vi parlerebbero con gioia di unione ipostatica!) trova il pieno compimento nell’Eucaristia. In essa il Cristo viene ad incarnarsi in noi… a vivere in noi! Così Egli può mormorare al cuore quello che vuole che facciamo: amare come lui ama e celebrare l’amore… ciascuno nel suo cenacolo. Sì, perché il p. Eymard aveva capito bene: Cristo non vuole che lo chiudiamo in un tabernacolo, in un cenacolo, neppure nelle chiese, ma vuole incarnarsi in noi, nelle nostre vite, famiglie, comunità, nei luoghi di lavoro. Si dovrebbe vivere l’Eucaristia ovunque… in ogni casa, strada, ovunque l’amore si dà e si condivide. Tocca a ciascuno trovare il cenacolo dove ci aspetta, per celebrare il sacramento dell’amore!

Durante questi dieci giorni, abbiamo condiviso dubbi, speranze, gioie, sorrisi e dolori... la vita. Forse qui o là sono sfuggite perfino lacrime di emozione. Ma c’era anche la Coppa del mondo, e la Francia ha battuto l’Argentina!!! 

Con questo gruppo con tante diversità di culture, di età, di vita, abbiamo condiviso una gioiosa fraternità. Insieme, abbiamo ringraziato, celebrato l’amore e spezzato il pane… e non solo in cappella!

Infine, come non ringraziare grandemente p. Manuel per l’organizzazione senza difetti, per la sua pedagogia, pazienza, benevolenza e sollecitudine con cui ha cercato di far camminare ciascuno nel suo cammino di fede? Grazie a tutti i laici dell’associazione “Gli amici del P Eymard in Matesina” che hanno vigilato con discrezione perché non mancassimo di nulla, e anche alla amabile cuoca Severina, un vero cordon bleu!

A tutti quelli che ci leggeranno auguriamo di poter fare l’esperienza di questo tempo di grazia, nei luoghi stessi in cui p. Eymard ha vissuto, e di ascoltare anch’essi nel silenzio del cuore la risposta alla domanda che noi ci siamo posti: “Signore, che vuoi che io faccia?”