Stampa questa pagina
Martedì, 12 Febbraio 2019 11:28

Discorso di addio

In questi giorni mi sono detto che è più facile arrivare in un luogo che partirne, soprattutto quando vi si è restati per 11 anni: 11 anni sono una parte importante di una vita. Tempo fa una persona mi ha ricordato che quando sono arrivato ero il più giovane della comunità, non portavo gli occhiali, i capelli bianchi erano rari; ora porto gli occhiali e la neve ha imbiancato i miei capelli.

Quando sono arrivato non avevo nessuna idea di quanto mi aspettava. Sapevo che c’era la parrocchia con 44 campanili e che la mia missione era proprio quella di far nascere un centro di spiritualità intorno a S. Pier Giuliano Eymard.

Ho vissuto anni intensi: mi sono impegnato a fondo, con tutte le mie forze. Ho dato molto. Ho creduto al progetto Eymard. A livello di parrocchia ho sempre cercato di dare il mio contributo. In principio ho dato il mio apporto come cappellano, poi ha preso importanza la pastorale degli ammalati.

Ma ho ricevuto molto; ho imparato tanto. Ho visto realizzarsi quello che Gesù dice nel vangelo: Date e vi sarà dato; una misura piena, pigiata, scossa, debordante, vi sarà versata nel grembiule“ (Lc 6,28). Me ne vado con il grembiule molto pieno di tutto quello che mi avete dato in umanità, amicizia, vita spirituale.

La Mure PBarbiero3In questi giorni sento dire dalla gente. “Lei, Padre, ha fatto tanto”. E vero, ma devo dire in sincerità, che ho potuto fare quello che ho fatto perché Dio ha sempre messo sulla mia strada le persone giuste al momento giusto, e le persone incontrate hanno accettato di accompagnarmi, di aiutarmi con le loro competenze.

Dire nomi è sempre rischioso, ma non posso evitare questo rischio. Quando si trattava di mettere ordine in Casa Eymard, ho trovato una grande collaborazione in André Escallon e Jean Vigna. Quando si trattava di progettare e realizzare l’Expo, ho incontrato Jean-Pierre e Anne-Marie Sappey. Quando si volle far nascere l’associazione “Gli amici di P. Eymard nella Matheysine”, ecco la presenza di Marcel Delay e di Brigitte Cassard. Quando è arrivato il momento di rinnovare la Cappella Eymard, ecco l’apporto di Alain Cassard e di molti altri volontari. E l’elenco potrebbe continuare per citare tutti quelli che hanno collaborato in varie maniere a tutte le manifestazioni riguardanti il P. Eymard (penso soprattutto all’Expo e alla Casa Eymard).

Quello che ho potuto fare vi appartiene. La strada è aperta tocca a voi continuarla e aprirne altre. S. Paolo scriveva ai Corinti: “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che fa crescere. Dunque colui che pianta non è importante, così colui che irriga; è importante solo chi fa crescere: Dio. (…) Noi siamo i collaboratori di Dio , e voi siete un campo che Dio coltiva, una casa che Dio costruisce” (1Co 3,6-9).

Parto con la ricchezza offerta da molti che oggi sono vicini a Dio. Il loro ricordo mi accompagnerà. Anche qui rischio nel fare dei nomi: Marcel Delay, Monique Royer, Huguette Savin, Bernard de la Fayolle, Louise Tadiello, Lino Donati, Gisèle Michon, Jacqueline Del Cros, Florent Prieur, Théodora, André et Geneviève Hostache.

Ci sono ancora altre persone che porterò con me, saranno presenti nella mia preghiera, penso soprattutto ai malati, in particolare a Ginette Moutin, Gina Verdin, Odette Procura, Jacques Hacquart, Marcel Zayer… e agli amici della Sézia (Anne-Marie De Noni)

Ho condiviso il cammino con padre Jean-Claude, padre Dominique, padre Armand, padre Vergel, padre Alain e padre Martin. Oggi mando un messaggio d’incoraggiamento ai confratelli che hanno accettato di impegnarsi a livello di parrocchia e del Centro di Spiritualità: accogliete la sfida di lavorare qui, nel paese del padre Eymard, con le persone che vivono in questa regione. Le difficoltà non mancheranno, ma avrete anche gioie e sorprese in abbondanza.

Qualcuno ha scritto: “Rifiutare di amare per paura di soffrire, è come rifiutare di vivere per paura di morire” (Jin Morrison). Non abbiate paura e date tutto quello che potete dare. Il centuplo che Gesù promette nel vangelo a quelli che lasciano tutto per lui si è realizzato. Evidentemente oggi ho come l’impressione di “perdere” questo centuplo per incominciare un’altra missione e questa “perdita” non manca di sofferenza. Ma bisogna andare avanti: è la nostra vita di religiosi.

Nel luogo dove andrò non sarò più in una parrocchia, ma in una casa di spiritualità in Toscana, una regione italiana. Un grande convento (più di 50 camere individuali), dove accogliamo preti, religiosi, gruppi parrocchiali, laici, coppie e famiglie per ritiri spirituali, giornate di spirito e di formazione. Sarà un altro tipo di vita, ma metterò a frutto l’esperienza fatta qui.

In questi giorni, ho ricevuto molte espressioni di riconoscenza da parte vostra. Ringrazio ciascuno e ciascuna, ringrazio tutti quelli che nel silenzio e nella discrezione mi hanno aiutato e mi hanno reso servizio. Mi avete dato fiducia. Grazie.


di P. Manuel Barbiero, sss